Ofride degli Appennini
Ophrys appennina Romolini & Soca
Sinonimo: Ophrys holosericea auct. Fl. Ital. p.p.
C (Comune)
L'ofride degli Appennini è una specie diffusa in quasi tutte le regioni dell'Italia peninsulare, in Piemonte e in Liguria. Cresce in praterie, incolti, arbusteti, garighe e radure boschive, dal pieno sole alla mezz'ombra, sino alla fascia montana inferiore.
Etimologia: il nome generico in greco significa ‘sopracciglio', forse da una pianta citata da Plinio che produceva una tintura per le sopracciglia, o per la pelosità del labello; il nome specifico si riferisce alla distribuzione della specie, che comprende tutti gli Appennini.
Descrizione: Pianta con 2 (-3) tubercoli ovoidi, alta sino a 40 cm. Foglie in gran parte disposte in rosetta basale, spesso secche alla fioritura. Brattee fiorali fogliacee, più lunghe dell'ovario; fusto spesso e carnoso con infiorescenza lassa (2-10 fiori medio-piccoli). Tepali esterni ovati, larghi, divergenti o piegati all'indietro, biancastri, rosei o rosso porporini, talora con nervo centrale verde. Tepali interni triangolari, bianco-rosati, con bordi pelosetti. Labello intero, trapezoidale, non convesso longitudinalmente, più largo che lungo, vellutato con pelosità bruno-rossiccia verso il margine, con evidenti gibbe appuntite rivolte verso l'esterno; macula a disegni semplici, nella metà basale del labello. Cavità stimmatica ristretta alla base, con pseudo-occhi piccoli, verdastri; ginostemio con becco corto e acuto, formante un angolo ottuso con il labello. Apicolo molto sviluppato, intero o trilobo, rivolto in avanti e in alto. Sperone assente, ovario non ritorto, glabro e sessile.
Forma biologica: geofita bulbosa.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Foto di: Antonio Antonucci
Sinonimo: Ophrys holosericea auct. Fl. Ital. p.p.
C (Comune)
L'ofride degli Appennini è una specie diffusa in quasi tutte le regioni dell'Italia peninsulare, in Piemonte e in Liguria. Cresce in praterie, incolti, arbusteti, garighe e radure boschive, dal pieno sole alla mezz'ombra, sino alla fascia montana inferiore.
Etimologia: il nome generico in greco significa ‘sopracciglio', forse da una pianta citata da Plinio che produceva una tintura per le sopracciglia, o per la pelosità del labello; il nome specifico si riferisce alla distribuzione della specie, che comprende tutti gli Appennini.
Descrizione: Pianta con 2 (-3) tubercoli ovoidi, alta sino a 40 cm. Foglie in gran parte disposte in rosetta basale, spesso secche alla fioritura. Brattee fiorali fogliacee, più lunghe dell'ovario; fusto spesso e carnoso con infiorescenza lassa (2-10 fiori medio-piccoli). Tepali esterni ovati, larghi, divergenti o piegati all'indietro, biancastri, rosei o rosso porporini, talora con nervo centrale verde. Tepali interni triangolari, bianco-rosati, con bordi pelosetti. Labello intero, trapezoidale, non convesso longitudinalmente, più largo che lungo, vellutato con pelosità bruno-rossiccia verso il margine, con evidenti gibbe appuntite rivolte verso l'esterno; macula a disegni semplici, nella metà basale del labello. Cavità stimmatica ristretta alla base, con pseudo-occhi piccoli, verdastri; ginostemio con becco corto e acuto, formante un angolo ottuso con il labello. Apicolo molto sviluppato, intero o trilobo, rivolto in avanti e in alto. Sperone assente, ovario non ritorto, glabro e sessile.
Forma biologica: geofita bulbosa.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Foto di: Antonio Antonucci
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