Grotta S.Angelo di Palombaro
Dove si trova
Sant’Agata d’Ugno, a circa 750 m s.l.m. Palombaro Chieti Abruzzo Telefono: 0872980970 E-mail: farasanmartino@parcomajella.it |
Come si raggiunge
Dal Comune di Palombaro, seguire le indicazioni per l'Eremo (viabilità interna). Successivamente lasciare l'auto e prendere il sentiero N.8 |
Il riparo ha un ingresso largo circa 35 metri ed è parzialmente chiuso all’interno da una formazione rocciosa.
Ad una parete si appoggiano i resti della chiesa: due tratti di mura e un’abside semicircolare. Le pareti sono realizzate in conci di pietra squadrata; una fila di archetti pensili corona un tratto di mura e l’abside, che presenta una cornice con cordonature a tortiglione.
La chiesa ha una pavimentazione scoscesa ed irregolare costituita da una formazione rocciosa. Dedicata a S. Angelo, la chiesa fu costruita probabilmente tra XI e XII secolo, come attesta il sistema decorativo architettonico assimilabile a quello presente in S. Liberatore a Maiella.
Attualmente l’edificio è totalmente spoglio, ma le testimonianze ricordano che fino agli anni Trenta era presente un altare e due nicchie con statuine di santi. Nella parete della grotta antistante la chiesa e su di uno sperone posto all’ingresso dell’androne, sono scavate quattro vasche di raccolta dell’acqua.
L’unica notizia sul complesso è presente in una bolla datata 1221 di Onorio III il quale conferma l’appartenenza delle chiese di S. Angelo e S. Flaviano di Palombaro al monastero di S. Martino in Valle.
La chiesa sarebbe sorta dove un tempo si trovava un tempio dedicato a Bona, dea della fertilità. Le donne vi si recavano e bagnavano le mammelle con l’acqua della grotta al fine di favorire l’abbondanza di latte, in epoca cristiana questo culto fu sostituito con quello di S. Agata, patrona delle puerpere; in seguito la titolazione a S. Agata fu sostituita con quella a S. Angelo. Quest’ultima dedicazione, insieme alla presenza dell’acqua e della costruzione dell’edificio all’interno di una grotta, rendono altresì plausibile la presenza del culto micaelico.
Ad una parete si appoggiano i resti della chiesa: due tratti di mura e un’abside semicircolare. Le pareti sono realizzate in conci di pietra squadrata; una fila di archetti pensili corona un tratto di mura e l’abside, che presenta una cornice con cordonature a tortiglione.
La chiesa ha una pavimentazione scoscesa ed irregolare costituita da una formazione rocciosa. Dedicata a S. Angelo, la chiesa fu costruita probabilmente tra XI e XII secolo, come attesta il sistema decorativo architettonico assimilabile a quello presente in S. Liberatore a Maiella.
Attualmente l’edificio è totalmente spoglio, ma le testimonianze ricordano che fino agli anni Trenta era presente un altare e due nicchie con statuine di santi. Nella parete della grotta antistante la chiesa e su di uno sperone posto all’ingresso dell’androne, sono scavate quattro vasche di raccolta dell’acqua.
L’unica notizia sul complesso è presente in una bolla datata 1221 di Onorio III il quale conferma l’appartenenza delle chiese di S. Angelo e S. Flaviano di Palombaro al monastero di S. Martino in Valle.
La chiesa sarebbe sorta dove un tempo si trovava un tempio dedicato a Bona, dea della fertilità. Le donne vi si recavano e bagnavano le mammelle con l’acqua della grotta al fine di favorire l’abbondanza di latte, in epoca cristiana questo culto fu sostituito con quello di S. Agata, patrona delle puerpere; in seguito la titolazione a S. Agata fu sostituita con quella a S. Angelo. Quest’ultima dedicazione, insieme alla presenza dell’acqua e della costruzione dell’edificio all’interno di una grotta, rendono altresì plausibile la presenza del culto micaelico.
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