Gli habitat estremi
Per habitat estremi si intendono quelli in cui le condizioni di vita, soprattutto per le piante che ne costituiscono la base strutturale, sono estremamente difficili.
Nello specifico, per il territorio del Parco essi corrispondono alle rupi, ai ghiaioni e alla cosiddetta “tundra alpina”.
In questi habitat il suolo è pressoché assente, o ridotto a pochissimi strati superficiali. A questo si aggiungono, eccezion fatta per rupi e ghiaioni posti più in basso, le proibitive condizioni climatiche che si realizzano alle quote più elevate, soprattutto in corrispondenza delle linee di cresta, dove le temperature vanno spesso molto al di sotto dello zero ed i venti delle bufere invernali superano anche di molto i 100 Km/h.
In queste aree ha trovato ambiente idoneo il piviere tortolino ma anche il fringuello alpino e l'arvicola delle nevi.
Le specie vegetali che vivono in questi habitat, piante erbacee o piccoli cespuglietti legnosi dal forte temperamento “pioniero”, risultano particolarmente adattate grazie a numerosi accorgimenti morfologici e/o fisiologici come, ad esempio, il portamento strisciante o a pulvino, la presenza di apparati radicali poderosi, la capacità di assorbire acqua dai pori della roccia, la germinazione dei semi solo dopo un lungo periodo di vernalizzazione, la non rara presenza di una folta peluria, la capacità di eliminare i sali carbonatici attraverso concrezioni sulle foglie, ecc.
La copertura vegetale è, di conseguenza, sempre molto bassa e altamente discontinua, al punto da far apparire queste superfici, ad un primo sguardo, “nude”.
In particolare le rupi offrono l'ambiente ideale di nidificazione per numerose specie, dall'Aquila reale, al lanario e al rondone maggiore.
Mentre i ghiaioni sono un habitat di elezione per il camoscio appenninico così come per la coturnice.
In questi habitat la competizione tra le specie è molto bassa. Ciò favorisce la presenza di numerose entità vegetali rare e/o endemiche, alcune delle quali esclusive del Parco o dell'Appennino abruzzese come, ad esempio, la pinguicola di Fiori, l'androsace di Matilde, l'alisso rupestre, la radicchiella della Maiella, la soldanella del calcare sannitica.
Le specie vegetali che vivono in questi habitat, piante erbacee o piccoli cespuglietti legnosi dal forte temperamento “pioniero”, risultano particolarmente adattate grazie a numerosi accorgimenti morfologici e/o fisiologici come, ad esempio, il portamento strisciante o a pulvino, la presenza di apparati radicali poderosi, la capacità di assorbire acqua dai pori della roccia, la germinazione dei semi solo dopo un lungo periodo di vernalizzazione, la non rara presenza di una folta peluria, la capacità di eliminare i sali carbonatici attraverso concrezioni sulle foglie, ecc.
La copertura vegetale è, di conseguenza, sempre molto bassa e altamente discontinua, al punto da far apparire queste superfici, ad un primo sguardo, “nude”.
In particolare le rupi offrono l'ambiente ideale di nidificazione per numerose specie, dall'Aquila reale, al lanario e al rondone maggiore.
Mentre i ghiaioni sono un habitat di elezione per il camoscio appenninico così come per la coturnice.
In questi habitat la competizione tra le specie è molto bassa. Ciò favorisce la presenza di numerose entità vegetali rare e/o endemiche, alcune delle quali esclusive del Parco o dell'Appennino abruzzese come, ad esempio, la pinguicola di Fiori, l'androsace di Matilde, l'alisso rupestre, la radicchiella della Maiella, la soldanella del calcare sannitica.
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