05 Febbraio 2025

Valle Inferno – Selvaromana, M. Ugni, Eremo Grotta S. Angelo

Progetto editoriale con la collaborazione del fotografo Bruno D'Amicis
Se c'è un luogo, sulla Maiella, che forse più di tutti si avvicina al concetto ineffabile di wilderness, cioè di natura selvaggia ed incorrotta, questo è probabilmente la Riserva Naturale Statale del Feudo Ugni, uno spicchio di Appennino protetto, di oltre 1500 ettari di superficie. La Riserva rvicade nel Comune di Palombaro (CH) e abbraccia un territorio che si sviluppa su un'enorme escursione altimetrica di oltre 2000 metri, dai 450 metri di altezza delle sponde ombrose del Fiume Avello, nell'omonima valle, fino ai 2692 metri della vetta del Monte Focalone. Qui, in poche ore di cammino, si può passare dall'estate all'inverno; dal bosco mediterraneo alla tundra; dal leccio alle stelle alpine.

Gole spettacolari, forre inaccessibili, grotte straordinarie, pareti a strapiombo, imponenti cerchi glaciali, creste spazzate dai venti, boschi misteriosi, macchie intricate: la varietà di ambienti è davvero sorprendente.

E questo senza ancora citare la biodiversità di prim'ordine che popola questo territorio: camosci, lupi, orsi, aquile, gracchi, coturnici, picchi muraioli, vipere e salamandre; le più grandi mughete d'Appennino e una flora unica al mondo. D'Altronde, la Riserva è stata uno dei nuclei originari, a partire dai quali sono stati tracciati i confini del Parco Nazionale della Maiella nel 1991, e oggi ne rappresenta a buon diritto una delle gemme più preziose.
Un camoscio appenninico sorpreso tra i mughi del Feudo d'Ugni
All'interno dei confini del Feudo d'Ugni e nelle sue immediate vicinanze, sono localizzati tre importanti geositi del Geoparco UNESCO. Le rocce che affiorano sulla sommità e sul versante settentrionale del Monte d'Ugni sono costituite da calcari piuttosto grossolani, con commistione di argille e grosse inclusioni, quindi assai permeabili. Ciò spiega la scarsità di acqua in superficie e la presenza invece di un imponente sistema carsico, alimentato dalle precipitazioni e che si “sfoga” con sorgenti poste molto più a valle. L'acqua scorre solamente nelle forre principali, ovvero nell'inaccessibile Valle dell'Inferno, nomen omen, e in quella fortemente incassata di Selvaromana, da cui scaturisce il torrente Avello, che poi scava l'omonima, grande valle, prima di immettersi nel Sangro. Un mondo verticale e, all'apparenza irraggiungibile, su cui dominano le vette dei Monti Focalone, Martellese, Ugni, Cima Murelle, che superano tutte i 2000 metri di altitudine, e i grandi circhi glaciali d'altitudine, con le loro vaste morene e gli infiniti brecciai.

Tra le tante cavità della zona, spicca la bellissima Grotta Nera, sia per la sua importanza storica, poiché al suo interno sono stati rinvenuti interessanti reperti, che per quella scientifica: rappresenta infatti una delle pochissime grotte in cui si rinvengono delle peculiari concrezioni note come “latte di monte”.

Si tratta di stalattiti di calcite ricoperte da candide e spumose colonie batteriche, che si sviluppano in forme bizzarre e surreali, tali da essere entrate nella toponomastica locale come “mammuccilli” (pupazzi). Particolari condizioni di temperatura, umidità e aerazione della grotta permettono la genesi di questa straordinaria unione tra minerale e organico, che rende questa grotta meritevole di rilevanza internazionale, ma anche estremamente fragile e per cui se ne è resa necessaria la chiusura al pubblico.
I tecnici del Parco Maiella esaminano la Grotta Nera con le sue caratteristiche concrezioni
Sicuramente più nota e accessibile, ma non per questo meno suggestiva, è la Grotta Sant'Angelo di Palombaro, in cui era collocato l'omonimo eremo dedicato al culto di origine longobarda di S. Michele Arcangelo. Ma la spiritualità del luogo è probabilmente molto più antica e valica i confini delle religioni. Come testimonierebbe l'importanza che aveva questo luogo per il culto della dea Bona (e in seguito, di S. Agata), protettrice delle puerpere: le vasche scavate nella roccia, che furono utilizzate per pigiare l'uva, un tempo erano usate anche per le abluzioni rituali compiute dalle donne per favorire la lattazione. È uno dei luoghi più straordinari della Maiella: qui, i resti di un edificio religioso del XI secolo, dalla foggia vagamente bizantina, oggi si fondono perfettamente, per forme e colori, con le volte della grotta naturale, divenendo un tutt'uno con il calcare grigio chiaro.

Qui si percepisce in tutta la sua forza l'incredibile equilibrio tra storia geologica, naturale e umana che contraddistingue il Geoparco Maiella.

La Fauna delle Mughete

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