21 Novembre 2024
Un Parco di Montagna affacciato sul Mare

“Monolito” e Lago della Pietra Cernaia

Progetto editoriale con la collaborazione del fotografo Bruno D'Amicis
Se si guarda a mezzogiorno dalle cime più alte della Maiella e, in particolare, dai suoi contrafforti meridionali, non può sfuggire alla vista un verde manto compatto di alberi, da cui emergono, come denti di un gigantesco animale preistorico o come austere fortezze, delle aguzze cime calcaree. Sono i misteriosi Monti Pizi e Secine, che assieme formano un acrocoro nel settore sud-orientale del Parco Nazionale della Maiella, completamente separato dal massiccio principale.
Questa remota e selvaggia catena di monti, che arriva a sfiorare i 1900 metri di altitudine con la cima del Monte Secine, si chiude ad occidente con la Pietra Cernaia, sita nei comuni di Pietransieri ed Ateleta.

È questo uno splendido monolito, la cui cima raggiunge i 1785 metri di quota, che si erge sopra una verde radura e si riflette nelle acque di un laghetto.


Quest'ultimo è uno dei pochissimi bacini naturali presenti nel Parco e, nei mesi più caldi, si riempie di vita, scandita dai fiori bianchi del ranuncolo d'acqua e dal gracidare delle rane. Pietra e lago assieme costituiscono uno dei geositi più belli ed affascinanti dell'intero Geoparco Maiella, tra l'altro alla portata davvero di tutti. La Pietra Cernaia, infatti, è meta di molti itinerari, adatti anche agli escursionisti meno esperti e percorribili in tutte le stagioni.
Come d'incanto, in un pomeriggio d'autunno, la nebbia si dissolve rivelando lo spettacolare monolito della Pietra Cernaia che emerge dal paesaggio.
Non importa che si raggiunga la Pietra Cernaia da nord, o, più di frequente, da sud.

Da ogni lato la si guardi, non si può non rimanere affascinati da questa bianca ed enorme lama di calcare quasi verticale, che domina prepotentemente l'orizzonte nel paesaggio di radure e fitti boschi della zona.


Arrivandone alle falde, tornano in mente le parole dello scrittore americano John Steinbeck nel suo romanzo, Al Dio sconosciuto: “Erano giunti a una radura aperta, quasi circolare, e piana come uno stagno. Intorno crescevano alberi oscuri, diritti come colonne e gelosamente stretti uno all’altro. Nel centro sorgeva una roccia grande come una casa, misteriosa e smisurata. Sembrava che fosse stata fatta con intelligenza e scaltrezza, eppure non si trovava nella memoria una forma a cui paragonarla”.

La conservazione degli Anfibi

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