24 Novembre 2024
Un Parco di Montagna affacciato sul Mare

La conservazione della trota mediterranea nel Parco Nazionale della Maiella

Progetto editoriale con la collaborazione del fotografo Bruno D'Amicis
L'acqua superficiale è un bene raro e prezioso in un territorio prettamente carsico, come quello dell'Appennino centrale.

Nonostante il massiccio della Maiella sia in gran parte costituito da roccia carbonatica, la sua superficie è solcata da moltissimi corsi d'acqua e anche da alcuni fiumi.

Essi nascono dalle falde acquifere nel cuore della montagna e, durante il loro corso all'esterno, ne incidono i profili, generando valli incise e profonde. Uno dei fiumi più importanti del massiccio, l'Orta, nasce ai piedi del Monte Morrone, a Passo San Leonardo, e scorre per quasi trenta chilometri lungo la valle omonima, ricevendo le acque di vari affluenti, tra cui l'Orfento, prima di immettersi nel Pescara a Piano d'Orta.

L'Orta ha una portata che risente moltissimo delle condizioni ambientali e delle precipitazioni. Le acque aumentano di livello e si intorbidiscono rapidamente a seguito delle forti piogge e, le rive argillose possono essere soggette a frane e smottamenti.

In più punti, le sue acque vorticose hanno scavato a fondo la roccia calcarea, generando forre e canyon, con formazioni geologiche particolari come nei pressi di Salle, oppure, nella celebre e spettacolare Piana dei Luchi, tra i paesi di San Tommaso e Musellaro.
Scorcio del fiume Orta nel suo tratto più selvaggio.
Il suo affluente principale di destra, l'Orfento, è a sua volta “artefice” di una valle profonda e selvaggia, protetta sin dagli anni '70 e nucleo storico del Parco Nazionale della Maiella. Lungo i quindici chilometri del suo corso, l'Orfento attraversa ambienti diversissimi fra loro: dai circhi glaciali dei Monti Pescofalcone e Rapina, ai cui piedi sorge il fiume, attraverso pareti rocciose piene di grotte, dove nidifica l'aquila reale e gli eremiti hanno stabilito i propri ricoveri, lambendo faggete e boschi, dove sopravvivevano gli ultimi lupi, quando la specie in Italia era ridotta al suo minimo storico.

La Valle dell'Orfento è un unicum assoluto, una delle riserve naturali più belle e preziose non solo della Maiella, ma dell'intero Appennino, giustamente molto amata e frequentata.

Due scorci del suggestivo Vallone dell'Orfento e dell'omonimo fiume.
Un tuffo nelle acque dell'Orta, a tu per tu con la trota mediterranea.
Insieme, l'Orta e l'Orfento delimitano uno dei territori d'Abruzzo più integri e ricchi per natura, storia e cultura. Da queste parti, ad ogni svolta del sentiero o ansa di fiume, c'è sempre una sorpresa ad attendere il visitatore.

Non tutti sanno che, in alcuni punti del tratto più alto dell'Orta, non lontano dal bellissimo borgo di Roccaramanico, si nasconde un animale misterioso e divenuto assai raro: la trota mediterranea, una specie di salmonide nativa dell'Italia peninsulare.

L'inquinamento, la manomissione degli habitat e l'alterazione delle portate dei fiumi, attraverso captazioni e artificializzazione di alveo e sponde sono sicuramente tra le cause della scomparsa di questa specie da gran parte dei corsi d'acqua dell'Italia centro-meridionale. Ma il principale fattore cui si deve la sua preoccupante rarefazione è molto meno visibile, anche se ben più subdolo. La trota fario di origine atlantica non appartiene alla fauna indigena del nostro Paese. Eppure, sin dal XIX secolo, essa è stata immessa massicciamente in gran parte d'Italia, diffondendosi enormemente e andando a competere con le specie native sia nell'ecologia, in quanto anch'essa specie predatrice, che a livello genetico. La fario atlantica infatti può accoppiarsi con le specie autoctone, generando ibridi fertili.

A seguito di questo inquinamento genetico, le popolazioni ancora pure di trota mediterranea in Appennino si contano sulla punta delle dita. E la Maiella è uno dei due soli comprensori dove si rinviene ancora con certezza la trota mediterranea in Abruzzo.

Come gran parte dei suoi congeneri, la mediterranea ha bisogno di acque fredde e ben ossigenate. Vive nel corso medio-alto dei fiumi, dove condivide l'habitat con moltissime altre specie, tra cui il gambero di fiume, anch'esso divenuto molto raro in Italia.
Caratteristiche della trota mediterranea sono la punteggiatura piccola e diffusa sui fianchi, ma non sul dorso, una grossa macchia azzurra dietro l'occhio e una serie di chiazze ovali grigio-azzurre (le cosiddette macchie parr) lungo i fianchi. In alcuni esemplari, i puntini neri e rossi sembrano dipinti in punta di pennello e si sposano con eleganza ai toni di fondo azzurri e alle pinne giallo-verdi.

È un pesce bellissimo, perfettamente adattato alla vita nei corsi d'acqua mediterranei, caratterizzati da notevoli variazioni di portata, ovvero siccità estive e piene invernali, come il fiume Orta, per l'appunto.

Riesce a sopravvivere a temperature mediamente più elevate delle altre specie di trote europee e, in particolari condizioni, può alimentarsi anche esclusivamente di invertebrati terrestri, che cadono in acqua dalle rive e che essa individua grazie alla vista acuta e cattura con guizzi fulminei. Eppure, nonostante questa sua grande adattabilità, la trota mediterranea è minacciata anche dai cambiamenti climatici, i quali stanno portando all'estremo le condizioni ambientali, in cui essa è in grado di sopravvivere.
Un esemplare di trota mediterranea temporaneamente catturato e misurato per motivi di studio.
: Un esemplare di trota mediterranea temporaneamente catturato e misurato per motivi di studio. Per riuscire ad osservare la trota mediterranea, bisogna avvicinarsi all'acqua con calma e molta attenzione: la nostra sagoma o ombra basterebbero a farla fuggire subito sotto un sasso. Osservando con calma i punti dove la corrente rallenta, dietro a massi o rami, può capitare di scorgerne la sagoma che pinneggia, rimanendo sorprendentemente ferma.

Il Parco Nazionale della Maiella è il beneficiario coordinatore del Progetto LIFE Streams. Con sei aree pilota in Italia, il progetto partito nel 2019 aspira alla tutela delle esigue popolazioni di trota nativa mediterranea attraverso una serie di azioni concrete.

Tra le numerose attività ed iniziative di progetto, alcune sono particolarmente focalizzate sul recupero della specie all'interno del territorio. Nel particolare, dopo aver individuato i ceppi puri, o per lo meno quelli in cui l'introgressione, ovvero la presenza stabile di geni di fario atlantica a seguito di ibridazione, sia inferiore a dei valori soglia, i tecnici del progetto provvedono a catturare in maniera non letale degli animali maturi sessualmente. Da questi, qualora le analisi genetiche ne confermino la purezza, sono estratti uova e liquido seminale per la fecondazione artificiale e l'incubazione in stabilimento. Dagli avannotti risultanti, quindi, si potrà procedere alla creazione di un parco riproduttori certificato, così come alla reintroduzione in natura per irrobustire le popolazioni di trote presenti. Per il raggiungimento di questo scopo, il Parco si è dotato di un proprio incubatoio: una struttura moderna e funzionale, inaugurata da pochi mesi presso il Giardino Botanico “D. Brescia” nel Comune di Sant’Eufemia a Maiella.
Fasi di cattura e misurazione delle trote fario di origine alloctona.

In parallelo, per favorire il ripristino degli habitat e la sopravvivenza della specie autoctona, i tecnici si occupano anche della rimozione delle popolazioni alloctone di trota fario atlantica, presenti anche all'interno del territorio del Parco.

Ciò avviene, con un'azione ripetuta nel tempo, attraverso campagne organizzate con pescatori opportunamente formati, oppure, più di frequente, con la tecnica dell'elettropesca. Si risalgono i corsi d'acqua, cercando di catturare tutti i pesci presenti con uno strumento, l'elettrostorditore, che genera un lieve campo elettrico in acqua, sufficiente a paralizzare temporaneamente i pesci, senza ferirli. Questi sono attratti dal campo elettrico verso lo strumento, divenendo facili da raccogliere con il retino. Gli esemplari catturati, quindi, sono esaminati uno per uno. Vengono misurati, pesati e fotografati. Tutti quelli che non mostrano segni di purezza vengono quindi trasportati per mezzo di vasconi opportunamente ossigenati in un sito chiuso e controllato. Un piccolo lago, dove essi potranno vivere, ma senza diffondersi ulteriormente negli ambienti naturali.
La cattura, la misurazione e la rimozione delle trote fario di ceppo atlantico da un torrente della Maiella.
Forse tutti questi sforzi per la salvaguardia di un piccolo pesce, per molti probabilmente insignificante, potrebbero sembrare eccessivi. Ma vale qui la pena di ricordare che la salute di un ecosistema si basa sulla permanenza di tutti i suoi elementi, nessuno escluso, e della cui importanza non siamo noi adatti a giudicare.

Ogni specie è il prodotto straordinario di migliaia di anni di evoluzione e adattamento a condizioni ambientali particolari.

Valle dell'Orta

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