La conservazione degli Anfibi nel Parco
Nelle forre ombrose della Maiella e nei suoi boschi meglio conservati, sui pendii meno ripidi e nei pascoli di collina, laddove ci siano torrenti e ruscelli, laghetti, pozze o fontanili, si nasconde una fauna sorprendente.
Sì, avete indovinato, stiamo parlando degli anfibi: rane, rospi, salamandre e tritoni. Il territorio del Parco Nazionale della Maiella ne ospita una dozzina di specie diverse, che tutte assieme rappresentano quasi un terzo di quelle note per l'Italia. Se questi numeri non vi sorprendono, sappiate allora che il nostro Paese, tra tutte le nazioni europee, è quello che vanta la più ricca batracofauna, termine forse un po' cacofonico, ma che indica l'insieme delle specie di anfibi di una regione (in greco, batrachos vuol dire rana!). Quindi, la Maiella figura a giusto titolo tra le aree più importanti per la conservazione di queste specie a livello internazionale.
Nonostante tutte le loro abilità, l'aspetto grazioso e i colori spesso vivaci, gli anfibi sono praticamente sconosciuti ai più e, molto spesso, guardati con disprezzo o paura.
Si tratta invece di animali timidi, innocui e delicati, fortemente legati alla presenza di acqua, di cui necessitano imprescindibilmente almeno in una o più fasi del proprio ciclo biologico.
Con oltre il 40% delle specie in pericolo d'estinzione a livello mondiale, oggi gli anfibi risultano il gruppo di vertebrati più minacciato del Pianeta e la loro rapida rarefazione è sicuramente uno dei primi e più evidenti sintomi della cosiddetta VI Grande Estinzione.
In Abruzzo vivono due specie di salamandre, la salamandra appenninica (Salamandra salamandra gigliolii) e la salamandrina settentrionale o di Savi (Salamandrina perspicillata).
La piccolissima salamandrina di Savi, un endemismo della Penisola italiana, condivide lo stesso ambiente della gigliolii, prediligendo tuttavia gli angoli più umidi e bui della foresta. È un animaletto di pochi centimetri e gran parte della sua lunghezza è rappresentata dalla coda. In presenza di un pericolo, la salamandrina si immobilizza e, anche grazie al dorso nero-marrone scuro, non è affatto facile da individuare. Se si ha la fortuna di osservarne una da vicino, si può ammirare la sorprendente colorazione bianca, rossa e nera del ventre, che ne rivela la tossicità ai potenziali predatori.
Da sempre, il Parco Nazionale della Maiella promuove la conoscenza e la conservazione di queste specie.
Un tempo l'ululone era comunissimo in tutto il nostro Paese..
Fortunatamente, la Maiella ospita ancora buone popolazioni di questa specie così minacciata, monitorate, anno dopo anno, dallo zoologo del Parco, Marco Carafa.
Gli individui adulti vengono temporaneamente catturati, misurati e “marcati” con una fotografia. Il disegno del tipico ventre giallo di questi anfibi infatti è diverso in ciascun individuo.
Gli ululoni sono manipolati con estrema cautela e solamente con guanti monouso, per evitare di danneggiarne la pelle o, peggio, trasmettere agenti patogeni. D'altronde, come molte specie della fauna minore, la loro cattura e manipolazione è vietata da apposite leggi regionali e giustificata solo per motivi di ricerca.
Subito dopo le misurazioni, essi sono immediatamente rilasciati nel loro ambiente, dove potranno continuare a riempire le serate primaverili con il loro dolcissimo canto flautato, “uhu...uhu..uhu..”, che ricorda il verso di un uccello notturno.