Il monitoraggio e la conservazione del camoscio appenninico
Oggi, quasi un secolo dopo, la sagoma iconica di questo animale fortunatamente ancora si staglia contro i profili montuosi dei massicci dell'Italia Centrale.
Nel Parco Nazionale della Maiella, dove questi animali sono stati reintrodotti oltre trent'anni fa a partire da individui provenienti dal Parco d'Abruzzo, il numero di camosci è andato costantemente crescendo, sino a raggiungere i 1.500 esemplari attuali:
Se indisturbati, i camosci trascorrono gran parte del proprio tempo pascolando in gruppo sulle praterie d'altitudine o sulle cenge erbose, riposando di tanto in tanto, da bravi ruminanti, per masticare e assimilare meglio il cibo ingerito.
Osservando un camoscio con attenzione si può innanzitutto cercare di capire se si tratti di una femmina (corna non particolarmente ricurve al termine) o di un maschio (corna ricurve e più larghe alla base, presenza di un ciuffo di peli, “pennello”, in corrispondenza dei genitali). Con un po' di esperienza, poi, dalla lunghezza delle corna, anche rispetto alle orecchie, è possibile farsi un'idea dell'età degli animali. I giovani dell'anno, i “capretti” iniziano a mostrare degli abbozzi di corna solamente in autunno, mentre quelli dell'anno precedente hanno dei cornetti che non raggiungono le orecchie.
Ogni anno, nel cuore dell'estate e in autunno, gli zoologi del Parco organizzano il censimento di questi animali e numerose squadre di tecnici, carabinieri forestali e volontari percorrono in lungo e in largo le alte quote della Maiella per raccogliere dati sul numero, sul sesso ed età dei camosci osservati nei diversi branchi distribuiti sul comprensorio. Analizzando, anno dopo anno, questi dati, è possibile monitorare la popolazione e studiarne le dinamiche nel tempo. Proprio a seguito dei censimenti condotti negli ultimi anni, ad esempio, si è iniziata a notare una sempre maggiore assenza di piccoli dell'anno. Un segnale preoccupante, sulle cui cause stanno ora indagando i tecnici.
Chi ha l'occasione di frequentare le alte quote dell'Appennino anche nel cuore dell'autunno e fino agli inizi dell'inverno, può assistere ad uno degli spettacoli naturali più incredibili che la montagna possa offrire.