Blockhaus, Monte Focalone, Circhi Glaciali della Valle dell'Orfento e Anfiteatro delle Murelle
Progetto editoriale con la collaborazione del fotografo Bruno D'Amicis
I geositi del Blockhaus, del Monte Focalone, dei Circhi Glaciali della Valle dell'Orfento e, dulcis in fundo, dell'Anfiteatro delle Murelle probabilmente non hanno bisogno di presentazioni.
Il manto smeraldo delle vaste mughete che avvolgono le pendici del massiccio e del lungo crinale di Scrimacavallo fino a lambire le bastionate calcaree delle cime più alte; a seguire, le pareti di nuda roccia, le grotte, i profondi valloni e le gole che sembrano sprofondare nelle viscere della Terra: per qualsiasi frequentatore o amante della Maiella, quest'area probabilmente rappresenta l'immagine stessa della Montagna Madre e il suo cuore pulsante.
D'altronde, tutti questi geositi sono toccati proprio da quello che forse è l'itinerario più noto e frequentato del Parco. Spaziando con la vista durante il cammino, che si snoda lungo la sottile cresta di Scrimacavallo, si possono apprezzare facilmente le diverse testimonianze dell'incessante lavorio del tempo sulla montagna. Fenditure, morene e circhi glaciali mostrano evidenti i segni del carsismo e delle glaciazioni che hanno agito sulla roccia carbonatica, nata da antiche barriere coralline, delle quali si rinvengono ancora le tracce.
D'altronde, tutti questi geositi sono toccati proprio da quello che forse è l'itinerario più noto e frequentato del Parco. Spaziando con la vista durante il cammino, che si snoda lungo la sottile cresta di Scrimacavallo, si possono apprezzare facilmente le diverse testimonianze dell'incessante lavorio del tempo sulla montagna. Fenditure, morene e circhi glaciali mostrano evidenti i segni del carsismo e delle glaciazioni che hanno agito sulla roccia carbonatica, nata da antiche barriere coralline, delle quali si rinvengono ancora le tracce.
Qui la geologia si fa spettacolo e lo sguardo che scorre sui profili del paesaggio, soffermandosi sui dettagli della roccia, può gioire come davanti ai segni e alle pennellate di un Caravaggio o di un Michelangelo.
Impressioni e suggestioni da un'escursione autunnale lungo il percorso che dal Blockhaus sale al Monte Focalone
Ma visitare un Geoparco forse non vuol dire riuscire a cogliere solamente l'espressione minerale di un territorio, bensì anche apprezzare come, in questi luoghi, la geologia si leghi a doppio filo alla loro storia naturale e culturale.
E non a caso qui la roccia si trasforma in corolla di soldanella, zoccolo di camoscio e fischio di picchio muraiolo. E le frasi e le invettive sgrammaticate di pastori e viandanti sulla Tavola dei Briganti sembrano quasi voler sottoscrivere il muto messaggio che risuona da milioni di anni nei fossili che affiorano dalle pareti del Focalone.
Nel Triassico, oltre cento milioni di anni fa, la Maiella era il fondale di un tiepido mare tropicale, popolato da molluschi di diverse specie. Il mare oggi inizia oltre duemila metri più in basso, ma i resti di rudiste, turritelle, briozoi, foraminiferi e altri organismi degli oceani della Preistoria occhieggiano tra mughete e nevai a ricordarci l'incommensurabile profondità della storia della Terra. Lo stesso avviene di fronte al meraviglioso Anfiteatro delle Murelle, le cui pareti sono ciò che rimane di un'antica scogliera marina. E se vi capitasse di trascorrere una notte nel piccolo, ma accogliente Bivacco Fusco, quando il sole tramonta e il cielo si fa blu, guardate fuori: come per magia, la falesia vestirà antiche tonalità sottomarine per risplendere nell'eco di un oceano della notte dei tempi.
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