Progetti per la resilienza degli habitat forestali ai cambiamenti climatici
14-08-2021 20:05 - Notizie dal Parco
Tra storia e cultura l’attuazione dei progetti per incrementare la resilienza degli habitat forestali ai cambiamenti climatici nel Parco Nazionale della Maiella.
Grazie a molteplici finanziamenti programmati dal Ministero della Transizione Ecologica, il Parco Nazionale della Maiella sta attuando due progetti di ricostituzione forestale dei boschi incendiati sulla montagna del Morrone nel corso dell’estate 2017 (soprattutto pinete), finalizzati a limitare per quanto possibile l’intensità dei processi di erosione nelle aree bruciate.
I due progetti interessano una superficie forestale complessiva di oltre 215 ha per un importo complessivo di € 750.000.
Inoltre dal 2019, nell’ambito del “Programma di interventi di efficientamento energetico, mobilità sostenibile, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici degli Enti parco nazionali” del Ministero della Transizione Ecologica, l’Ente ha avanzato proposte progettuali per la realizzazione di interventi di riduzione della vulnerabilità e di maggiore resilienza agli incendi boschivi dei boschi puri e misti di conifere e latifoglie autoctone per oltre 1 milione di € nei Comuni di Pratola Peligna e di Roccacasale nella Provincia di L’Aquila, nel Comune di Lama dei Peligni nella provincia di Chieti, e nei Comuni di Lettomanoppello, Popoli e di Tocco da Casauria nella Provincia di Pescara.
Secondo il Presidente del Parco, Prof. Arch. Lucio Zazzara, si apre una nuova stagione operativa per la lotta ai cambiamenti climatici e per la difesa del territorio del Parco dalla minaccia degli incendi, quasi sempre di origine dolosa.
Il Direttore f.f. Luciano Di Martino sottolinea la grande efficienza del personale tecnico dell’Ente nella gestione tecnico-amministrativa dei numerosi procedimenti in atto e, non ultimo, il costante, duraturo e positivo rapporto con le comunità locali.
Proprio nell’ambito della progettazione degli interventi sul Morrone è venuta alla luce un’opera dimenticata o, meglio, “nascosta ai più”, realizzata dagli operai forestali che all’inizio degli anni ’50 operarono i rimboschimenti a pino nero, con il fine di mitigare i gravi dissesti idrogeologici nell’area del Vallone della Tupanara e del Colle delle Vacche: nell’ambito di questo intervento venne poi realizzata una lapide commemorativa in pietra locale recante la dicitura “Cantiere di Rimboschimento”. Più in basso è, altresì, appena visibile l’acronimo “CFS” che sta, appunto, per Corpo Forestale dello Stato.
Nel secondo dopoguerra, si ritenne necessario intervenire in queste aree, geologicamente fragili, soggette a continue frane e smottamenti causati dagli agenti atmosferici. Con il cosiddetto “Piano Fanfani” si cercò, in sintesi, di operare una sorta di “restaurazione” della montagna italiana attraverso l’attuazione del Piano generale di bonifica montana. Tra gli anni ’50 e ‘70, su impulso della legge sulla montagna (Legge 25 luglio 1952, n. 991), il Corpo Forestale dello Stato coordinò una serie di interventi consistenti in estese opere di riforestazione ed in opere idrauliche (briglie, massicciate, etc.).
In memoria di quel periodo e del lavoro dei tanti operai forestali coinvolti, fu pianificata questa sorta di “didascalia lapidea” realizzata con la tecnica della muratura “a sacco” con blocchi squadrati messi nel perimetro e pietre di varie dimensioni come riempimento. Le dimensioni al suolo ammontano a circa 120 metri di lunghezza per 40 di larghezza. Le lettere hanno dimensioni variabili che oscillano dai 5,5 m2 della “I” ai 33 m2 della “O” per un totale stimato al suolo di ben 553 m2. Se si considera un’altezza media di circa 40 cm per ciascuna lettera, è possibile stimare un volume di circa 222 m3 di materiale lapideo utilizzato.
Attualmente l’opera necessita di manutenzione ordinaria che dovrà interessare per lo più la ricostituzione delle singole lettere e la ricollocazione del legnatico tagliato in seguito all’incendio.
Si ringrazia Nicola Monterisi, custode volontario e memoria storica di quest’area, per le preziose informazioni e per le immagini storiche.
Grazie a molteplici finanziamenti programmati dal Ministero della Transizione Ecologica, il Parco Nazionale della Maiella sta attuando due progetti di ricostituzione forestale dei boschi incendiati sulla montagna del Morrone nel corso dell’estate 2017 (soprattutto pinete), finalizzati a limitare per quanto possibile l’intensità dei processi di erosione nelle aree bruciate.
I due progetti interessano una superficie forestale complessiva di oltre 215 ha per un importo complessivo di € 750.000.
Inoltre dal 2019, nell’ambito del “Programma di interventi di efficientamento energetico, mobilità sostenibile, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici degli Enti parco nazionali” del Ministero della Transizione Ecologica, l’Ente ha avanzato proposte progettuali per la realizzazione di interventi di riduzione della vulnerabilità e di maggiore resilienza agli incendi boschivi dei boschi puri e misti di conifere e latifoglie autoctone per oltre 1 milione di € nei Comuni di Pratola Peligna e di Roccacasale nella Provincia di L’Aquila, nel Comune di Lama dei Peligni nella provincia di Chieti, e nei Comuni di Lettomanoppello, Popoli e di Tocco da Casauria nella Provincia di Pescara.
Secondo il Presidente del Parco, Prof. Arch. Lucio Zazzara, si apre una nuova stagione operativa per la lotta ai cambiamenti climatici e per la difesa del territorio del Parco dalla minaccia degli incendi, quasi sempre di origine dolosa.
Il Direttore f.f. Luciano Di Martino sottolinea la grande efficienza del personale tecnico dell’Ente nella gestione tecnico-amministrativa dei numerosi procedimenti in atto e, non ultimo, il costante, duraturo e positivo rapporto con le comunità locali.
Proprio nell’ambito della progettazione degli interventi sul Morrone è venuta alla luce un’opera dimenticata o, meglio, “nascosta ai più”, realizzata dagli operai forestali che all’inizio degli anni ’50 operarono i rimboschimenti a pino nero, con il fine di mitigare i gravi dissesti idrogeologici nell’area del Vallone della Tupanara e del Colle delle Vacche: nell’ambito di questo intervento venne poi realizzata una lapide commemorativa in pietra locale recante la dicitura “Cantiere di Rimboschimento”. Più in basso è, altresì, appena visibile l’acronimo “CFS” che sta, appunto, per Corpo Forestale dello Stato.
Nel secondo dopoguerra, si ritenne necessario intervenire in queste aree, geologicamente fragili, soggette a continue frane e smottamenti causati dagli agenti atmosferici. Con il cosiddetto “Piano Fanfani” si cercò, in sintesi, di operare una sorta di “restaurazione” della montagna italiana attraverso l’attuazione del Piano generale di bonifica montana. Tra gli anni ’50 e ‘70, su impulso della legge sulla montagna (Legge 25 luglio 1952, n. 991), il Corpo Forestale dello Stato coordinò una serie di interventi consistenti in estese opere di riforestazione ed in opere idrauliche (briglie, massicciate, etc.).
In memoria di quel periodo e del lavoro dei tanti operai forestali coinvolti, fu pianificata questa sorta di “didascalia lapidea” realizzata con la tecnica della muratura “a sacco” con blocchi squadrati messi nel perimetro e pietre di varie dimensioni come riempimento. Le dimensioni al suolo ammontano a circa 120 metri di lunghezza per 40 di larghezza. Le lettere hanno dimensioni variabili che oscillano dai 5,5 m2 della “I” ai 33 m2 della “O” per un totale stimato al suolo di ben 553 m2. Se si considera un’altezza media di circa 40 cm per ciascuna lettera, è possibile stimare un volume di circa 222 m3 di materiale lapideo utilizzato.
Attualmente l’opera necessita di manutenzione ordinaria che dovrà interessare per lo più la ricostituzione delle singole lettere e la ricollocazione del legnatico tagliato in seguito all’incendio.
Si ringrazia Nicola Monterisi, custode volontario e memoria storica di quest’area, per le preziose informazioni e per le immagini storiche.