La pietà dei Palenesi
24-09-2024 10:02 - Notizie dal Parco
20 settembre 1861
Era una tranquilla giornata lungo la strada che dai grandi quarti discendeva verso Palena. In quel momento la via si mostrava deserta quando comparvero due uomini che lentamente si incamminavano lungo quel tratto. Il primo si chiamava Antonio de Florentis di Penne mentre l’altro era tale Domenico Mastrangelo di Chieti. I due avevano oltrepassato il valico della Forchetta e scendevano verso il borgo di Palena, ai piedi del monte Porrara. I loro passi erano svelti e decisi poiché si stava facendo notte ed oramai mancavano solo poco più di due miglia al paese. Sapevano che in zona vi erano stati diversi attacchi da parte dei briganti nei confronti di viandanti ma, oramai, pensavano che il peggio fosse superato. Giunti in località Chiovera, ecco che furono circondati da una dozzina di uomini armati. «Faccia a terra!!!!» fu il grido di quelli nei confronti dei due, i quali, senza nulla proferire alzarono le mani in segno di resa. I briganti, però, non volevano la loro vita. Presero dalle loro sacche e dalle loro borse tutto ciò che avevano. Poi, visto che i due erano vestiti con abiti in buone condizioni, li fecero spogliare ed in poco tempo gli sfortunati viaggiatori rimasero nudi. I briganti, infine, li salutarono e se ne andarono. Antonio e Domenico, a quel punto, rimasti solo con le mutande si diressero verso il vicino borgo. Spaventati ed umiliati si infilarono tra le case di Palena dove, dopo un breve stupore da parte della popolazione, furono accolti e ricoverati. Gli abitanti diedero loro degli abiti ed anche degli spiccioli per proseguire il loro cammino, l’indomani, verso le rispettive dimore. Il sindaco Perticone volle incontrarli di persona. Non era la prima volta che i reazionari, chiamati anche briganti, attaccassero coloro che volevano raggiungere il paese dalla via di Napoli. Il sindaco scrisse personalmente alla prefettura chiedendo nuovi rinforzi di real carabinieri e guardia nazionale asserendo che «nel contado di Palena la situazione diviene assai complessa e pericolosa per la sicurezza dell’ordine pubblico». La stessa richiesta fu fatta, all’unisono, nei confronti del governatore d’Abruzzo da parte anche dei sindaci di Pizzoferrato, Lama dei Peligni, Fara San Martino e Palombaro poiché era necessario proteggere la viabilità dagli attacchi dei briganti. La richiesta non riguardava solo quella di avere più uomini ma anche più armi. Nella vicina Torricella Peligna, ad esempio, vi erano quindici guardie nazionali chiamate dalla comunità di Fallascoso a proteggere le vie di comunicazione del piccolo borgo. Il sindaco di Torricella, però, fece notare che le guardie erano pronte ma non avevano fucili e munizioni con cui combattere le bande di reazionari che, sfruttando la natura boscosa del territorio, organizzavano diversi attacchi alle forze dell’ordine in perlustrazione.
Era una tranquilla giornata lungo la strada che dai grandi quarti discendeva verso Palena. In quel momento la via si mostrava deserta quando comparvero due uomini che lentamente si incamminavano lungo quel tratto. Il primo si chiamava Antonio de Florentis di Penne mentre l’altro era tale Domenico Mastrangelo di Chieti. I due avevano oltrepassato il valico della Forchetta e scendevano verso il borgo di Palena, ai piedi del monte Porrara. I loro passi erano svelti e decisi poiché si stava facendo notte ed oramai mancavano solo poco più di due miglia al paese. Sapevano che in zona vi erano stati diversi attacchi da parte dei briganti nei confronti di viandanti ma, oramai, pensavano che il peggio fosse superato. Giunti in località Chiovera, ecco che furono circondati da una dozzina di uomini armati. «Faccia a terra!!!!» fu il grido di quelli nei confronti dei due, i quali, senza nulla proferire alzarono le mani in segno di resa. I briganti, però, non volevano la loro vita. Presero dalle loro sacche e dalle loro borse tutto ciò che avevano. Poi, visto che i due erano vestiti con abiti in buone condizioni, li fecero spogliare ed in poco tempo gli sfortunati viaggiatori rimasero nudi. I briganti, infine, li salutarono e se ne andarono. Antonio e Domenico, a quel punto, rimasti solo con le mutande si diressero verso il vicino borgo. Spaventati ed umiliati si infilarono tra le case di Palena dove, dopo un breve stupore da parte della popolazione, furono accolti e ricoverati. Gli abitanti diedero loro degli abiti ed anche degli spiccioli per proseguire il loro cammino, l’indomani, verso le rispettive dimore. Il sindaco Perticone volle incontrarli di persona. Non era la prima volta che i reazionari, chiamati anche briganti, attaccassero coloro che volevano raggiungere il paese dalla via di Napoli. Il sindaco scrisse personalmente alla prefettura chiedendo nuovi rinforzi di real carabinieri e guardia nazionale asserendo che «nel contado di Palena la situazione diviene assai complessa e pericolosa per la sicurezza dell’ordine pubblico». La stessa richiesta fu fatta, all’unisono, nei confronti del governatore d’Abruzzo da parte anche dei sindaci di Pizzoferrato, Lama dei Peligni, Fara San Martino e Palombaro poiché era necessario proteggere la viabilità dagli attacchi dei briganti. La richiesta non riguardava solo quella di avere più uomini ma anche più armi. Nella vicina Torricella Peligna, ad esempio, vi erano quindici guardie nazionali chiamate dalla comunità di Fallascoso a proteggere le vie di comunicazione del piccolo borgo. Il sindaco di Torricella, però, fece notare che le guardie erano pronte ma non avevano fucili e munizioni con cui combattere le bande di reazionari che, sfruttando la natura boscosa del territorio, organizzavano diversi attacchi alle forze dell’ordine in perlustrazione.
a cura di Nunzio Mezzanotte “Briganti della Maiella, personaggi, luoghi e avventure”; Documenti tecnico – scientifici del PNM n.10
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