23 Dicembre 2024
Un Parco di Montagna affacciato sul Mare

Il Venerdì Santo

“Na vote la mésse a Sande Valntìne...”

Questa nenia echeggia assieme alle raganelle e alle battole, dette in dialetto “tricch'i tracche” per le “rue”, del paese per annunciare le funzioni in Chiesa. Gesù è morto, la Madonna si è messo il manto nero, come dicevano gli anziani, le campane non suonano in segno di lutto, è una giornata di dolore!

È venerdì Santo e, come da tradizione secolare, si svolge, a San Valentino in Abruzzo Citeriore, la suggestiva Processione di Cristo Morto.

Questo evento in realtà non è solo la Processione ma anche una Rappresentazione.

Fin dall'antichità pagana nelle feste in onore degli dei, c'erano rappresentazioni sacre che, tra l'altro, sono all'origine del teatro classico. Con l'avvento del Cristianesimo queste usanze vennero adattate a rappresentare episodi biblici.

Nel Medioevo durante la Settimana Santa avvenivano Sacre Rappresentazioni delle varie scene della Passione, in cui, attori in carne e ossa, interpretavano i vari personaggi; man mano a questi si sostituirono le statue.

Quella di San Valentino in A. C. si può definire a tutti gli effetti una vera e propria Sacra Rappresentazione, fatta con le statue, erede di questo remoto passato e che, nelle sue particolarità, è unica in Abruzzo. Nel nostro caso l'episodio che si rappresenta è la Madonna che cerca il Figlio.

I soggetti principali di questa Sacra Rappresentazione sono il Cristo, la Madonna e S. Giovanni Evangelista e si svolge con due processioni distaccate tra loro che s'incontrano in luogo determinato del paese.

La prima è composta dai Penitenti, Gesù Cristo Morto, la Veronica, la Maddalena e San Giovanni e la seconda solo dalla Madonna, quest'ultima è rigorosamente riservata alle donne.

A dir la verità originariamente le processioni erano tre, perché i Penitenti erano staccati da quella del Cristo, costituivano un corpo a parte.

Emblematici e con un alone di mistero sono i Penitenti, chiamati “ciaciarûtte”, che una volta erano i componenti della “Confraternita della buona morte”, la cui bandiera ancora oggi apre la loro sfilata. La cosa curiosa è che non esiste una etimologia certa di questo termine.

Si suppone che il termine sia legato al termine dialettale “nciaciarôte”, termine usato per indicare una persona ridotta miseramente sia nel corpo sul quale indossa vestiti miseri, sia nell'animo, i cui discorsi non hanno senso. Il termine “ciaciarûtte” è accostabile anche allo spagnolo “ciaciara” ovvero chiacchiere, parole inutili, balbettio, forse perché una volta i membri della Confraternita usavano recitare inni in latino che il popolo non comprendeva (ricordiamoci che per secoli l'Abruzzo e il Regno di Napoli sono stati sotto il dominio spagnolo).

In passato “li ciaciarûtte” usavano funi più piccole con cui si auto flagellavano e colpivano anche il pubblico che sopporta tutto in segno di penitenza. Anche le croci, tre di varia grandezza, in passato, erano più grosse e più lunghe, dovevano toccare terra e dovevano essere trascinate per aumentare la penitenza!

Il luogo in cui avvengono gli episodi culminanti della Sacra Rappresentazione è il tratto di via del paese che dal centro storico conduce alla piazza San Nicola; in passato questo spazio era immediatamente innanzi la Porta di S. Nicola, ora scomparsa.

Qui si fa in modo che i Penitenti che precedono la prima processione, dopo aver fatto il giro della piazza antistante, possano incontrarsi con il simulacro del Cristo Morto; quando lo incontrano si inginocchiano e chiedono perdono per le colpe.

Il momento più toccante però, è sicuramente l'incontro tra la Madre Addolorata e il Figlio morto che avviene sempre nello stesso posto.

Si fa in modo la Madonna Addolorata, accompagnata dalla seconda processione, s'incontri con San Giovanni che procede con la prima.

San Giovanni Evangelista, secondo un racconto, non presente nei Vangeli, ma di origine popolare, è quello che annuncia a Madonna che suo figlio è morto crocifisso.

La statua di San Giovanni ha il mantello nero e la tunica verde. Porta nella mano destra il calice con cui ha raccolto il sangue di Cristo, nella sinistra un fazzoletto bianco da offrire alla Madonna per asciugare le sue lacrime e ha la testa rivolta a destra, proprio nella direzione da cui viene la Madonna. S'incontrano e si fermano l'uno di fronte all'altra; questo momento simboleggia l'attimo in cui San Giovanni dà alla Madonna il doloroso annuncio, come dice un antico canto, “crucefessâte ê la carna bèlle” (il bel corpo di tuo figlio, è stato crocifisso).

Poi la Madonna va avanti e incontra il Figlio e si volta verso il suo corpo morto.

Dice sempre il canto che in questo momento la Madonna esprime “de stu mònne lu grande dulóre”, tutto il grande dolore del mondo.

Durante questo momento i canti dei due cori, quello del Miserere che accompagna il Cristo e quello delle donne che accompagnano la Madonna, s'intrecciano e creano un momento di intensa commozione che è il culmine della Sacra Rappresentazione.

Dalle ricerche condotte emerge un canto, di cui purtroppo non esiste più la melodia. Un canto malinconico in un dialetto arcaico, pieno di emozione che descrive molto bene la processione di San Valentino in A.C. e che dà voce e vita ai personaggi di questa Sacra Rappresentazione:



Lu lamènde de Matra Marije

Jî vulére ca scèsse la lune
per vedàrece a cammenâ
Jî nen n'aje nghe chi me ne jire
i sula sule m'attòcc'a partì


Oje quand'è lònghe ste vije i ste ruwe
Oje figlio mije adduwa te truwe?
Alla pòrta ca ci'à' rrevâte
i San Giuwànne ca l'à ngundrâte

Vaje truwènne lu câre figliole
per tutta la tèrre i nen l'aretrówe
Bèlla Matera de lu mònne
tu vì truwànne chi nun à ritòrne

Jî te dînghe la trîsta nuwèlle
crucefessâte è la carna bbèlle
Pjagne Marije i nen se cunzóle
de stu è lu grande dulóre
Stînne Giuwànne ssu fazzoule bbjanghe
i a Matra Marije asseuche lu pjande

Dumâne vé lu sàbbete sande
i Matra Marije se léve lu mande
Dumâne vé la Pasqua Sande
Lu Pâtre, lu Fijóle i lu Spîrdi Sande

(Questo canto esiste in altre parti d'Abruzzo e del Sud con somiglianze di testo più o meno simili. I puntini indicano le strofe mancanti a detta degli informatori).


Traduzione:

Il lamento di Madre Maria

Io vorrei che uscisse la luna per vederci a camminare
Io non ho con chi andare e sola sola devo partire
Oh quanto sono lunghe queste vie e questi vicoli, oh figlio mio dove ti trovi?
Alla porta è arrivata e San Giovanni lo ha incontrato.
Vado trovando il mio caro figliolo, per tutta la terra e non lo ritrovo
Bella Madre del mondo tu vai trovando chi non ha ritorno.
Io te la do la triste notizia, è crocifissa la carne bella.
Piange Maria e non si consola, di questo mondo è il grande dolore
Stendi Giovanni quel bianco fazzoletto e a Madre Maria asciuga il pianto
Domani viene il Sabato Santo e Madre Maria si leva il manto (in manto nero lutto).
Domani viene la Pasqua Santa, il Padre, Figlio e lo Spirito Santo.

ricerca e testo a cura di: Silvio Pascetta - Storico e Ricercatore, San Valentino in A. C.



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