Pino nero italico
Il Pino nero (Pinus nigra var. italica) in Abruzzo presenta un carattere relittuale, tra cui la famosa pineta nei pressi dell’abitato di Villetta Barrea e poche stazioni rupestri sulle pareti della Camosciara, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, e all’interno del Parco Nazionale della Majella nella Valle dell’Orfento, sulle pareti all’inizio della Valle di S. Spirito e soprattutto su quelle di Cima della Stretta, nel territorio di Fara San Martino.
La presenza di questi pini, seppur ben nota da sempre agli abitanti locali, fu segnalata scientificamente a partire dalla prima metà del 1800: Tenore nel 1831 ne cita la presenza per l’intero Abruzzo nella sola valle dell’Orfento, la stessa località dove Gussone nel 1858 raccolse e classificò la specie come Pinus magellensis.
Il pino nero di Fara San Martino fu etichettato come appartenente alla subsp. laricio, ma recenti indagini molecolari e morfologici dell’anatomia degli aghi, analizzando individui provenienti sia dal Parco d’Abruzzo che dalla Majella, attribuiscono i due popolamenti al medesimo taxon Pinus nigra var. italica.
Studi ancora più recenti tuttora in corso, da parte dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo in collaborazione con il Parco Nazionale della Majella, sembrano invece indicare per i popolamenti di Fara San Martino caratteri nettamente diversi dalle altre entità della penisola italiana, della Croazia, della Slovenia e della Grecia. Nell’ambito dello stesso progetto sono state avviate anche analisi dendrocronologiche, ed un esemplare di quasi 4 metri di circonferenza sulla parete di Cima della Stretta a Fara S. Martino, sembra avere un’età superiore ai 700 anni.
Per questi popolamenti, localizzati su pareti rocciose alte centinaia di metri e strapiombanti, è ipotizzabile il rinvenimento di esemplari millenari anche tra individui di non straordinaria grandezza.
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