Maiella Nera
La Maiella nera ricorda il mondo ipogeo, il buio delle grotte e delle miniere, il nero del petrolio e del bitume, le facce dei “peciaroli”, uomini e donne che entrarono nelle viscere della montagna svolgendo uno dei lavori più duri al mondo, quello del minatore.
L’uomo conosce da sempre gli utilizzi del bitume sulla Maiella, sin dall’età Imperiale i romani utilizzavano questo materiale per impermeabilizzare pali di legno e scafi delle navi, ma solo a metà del 1800 si ha una vera e propria industria mineraria che coinvolge diversi Comuni come Abbateggio, Lettomanoppello, Manoppello, Roccamorice San Valentino in Abruzzo Citeriore e Tocco da Casauria.
In quest’ultimo venne realizzato il primo pozzo di petrolio d’Italia con mezzi meccanici, oggi le sorgenti di petrolio lungo il Torrente Arolle sono uno dei geositi Unesco del Geoparco Maiella insieme anche a diverse miniere distribuite sul versante settentrionale.
Uno dei geotrail del Geoparco Maiella è proprio il Sentiero dei Minatori che ricalca i vecchi percorsi, anche ferroviari, che portavano i lavoratori sui siti di estrazione.
Difficile da immaginare un paesaggio industriale ora, ma il versante interessato dai giacimenti minerari era addirittura solcato da diverse linee ferroviarie a scartamento ridotto che entravano dentro la montagna, e il cielo era striato da ben sette linee teleferiche che trasportavano i carrelli con la roccia verso valle.
L’interno della montagna è cavato non solo dall’uomo ma anche dalla natura; infatti, sono state censite ben 115 cavità carsiche, alcune delle quali regalano scenari spettacolari da ispirare anche poeti come Gabriele D’Annunzio che ambienta la sua tragedia pastorale “La figlia di Iorio” all’interno dalla Grotta del cavallone (geosito Unesco).
Degne di nota sono anche la Grotta nera, altro geosito Unesco, dove, grazie al “connubio” tra calcare e colonie batteriche, si forma il “latte di luna” una bianchissima concrezione morbida costituita per la maggior parte da acqua. Il Parco Nazionale della Maiella è stato anche capofila del progetto Interreg VB “Adriaticaves” volto da un lato a promuovere la fruizione sostenibile del patrimonio speleologico e dall’altro ad aumentare l’efficacia della conservazione dell’habitat caverna.
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