21 Novembre 2024
Un Parco di Montagna affacciato sul Mare

La Banca del Germoplasma

Majella Seed Bank, un “granaio” per conservare la biodiversità vegetale

La Banca del Germoplasma (Majella Seed Bank), localizzata presso le strutture del Giardino Botanico “Michele Tenore”, è entrata in attività nel 2005, contribuendo anche alla fondazione della Rete Italiana delle Banche del Germoplasma per la conservazione Ex Situ della flora spontanea italiana (RIBES), di cui fanno parte oltre 15 banche distribuite sull’intero territorio nazionale.
Le banche dei semi, o banche del germoplasma, sono state riconosciute come uno strumento efficace e valido per la conservazione della biodiversità vegetale. La loro funzione è quella di costituire una riserva di semi delle specie sia spontanee che coltivate a maggior rischio di scomparsa, utile alle strategie per la conservazione della natura e complementare alla protezione assicurata da parchi e riserve.
La raccolta dei semi delle specie meritevoli di conservazione, viene eseguita attraverso criteri ben definiti che non compromettono la sopravvivenza delle popolazioni naturali.
Dopo la raccolta i semi vengono selezionati e sottoposti alle prove di vitalità e germinabilità, utili a definire la qualità dei lotti.
La conservazione a lungo termine del seme viene poi ottenuta attraverso due passaggi che prevedono dapprima un processo disidratazione, in speciali camere a temperatura ed umidità controllate, e successivamente uno stoccaggio in contenitori ermetici, collocati in celle frigorifere alla temperatura di -20°C.
L’attività di conservazione dei semi interessa anche le varietà agricole autoctone, anch’esse spesso a rischio di scomparsa e che rappresentano un notevole patrimonio sia sotto il profilo biologico che culturale (grano tenero “Solina”, fagiolo “Socere e Nore”).
Tra le attività svolte presso i laboratori della Banca, fondamentale importanza hanno gli studi per l’individuazione dei protocolli di germinazione la cui definizione garantisce un’alta possibilità di propagazione dei lotti conservati.
L’attività di raccolta semi è finalizzata, inoltre, anche allo scambio dei semi con le altre istituzioni scientifiche (index seminum) ed alla riproduzione; quest’ultima attività è utile per garantire la sostituzione e il reintegro delle piante presenti in collezione nel giardino o per costituire una riserva utile per attivare eventuali programmi di reintegro e miglioramento delle popolazioni a rischio presenti in natura.
La banca, per le varie mansioni di esercizio (raccolta, pulizia, stoccaggio, prove di germinabilità, etc.), è supportata dalla presenza di dottorandi, studenti universitari, tirocinanti e volontari che a vario titolo collaborano con i tecnici dell’ente, anche attraverso la stipula di convenzioni con diverse Università italiane.
La Banca opera nel territorio abruzzese e principalmente in quello del Parco, la cui flora si caratterizza per l’elevato numero di entità rientranti in categorie protette (circa 335 su un totale di oltre 2100 entità censite), di cui 6 endemiche esclusive del territorio del Parco (Pinguicula fiorii, Soldanella minima subsp. samnitica, Epipactis savelliana, Ranunculus multidens, Crepis magellensis, Centaurea tenoreana) e 47 endemiche abruzzesi e/o dell’Appennino Centrale. È proprio tra le specie maggiormente minacciate che si concentra l’opera di conservazione della Banca, che ad oggi (2014) preserva 26 Famiglie, 59 Generi e 66 Specie; molte delle quali presenti nelle liste IUCN, tutelate da convenzioni internazionali e Leggi regionali (Abruzzo) n.45/79 e n. 66/80.

Tra le specie indagate e conservate ricordiamo: l’Adonide curvata (Adonis distorta), l’Androsace di Matilde (Androsace mathildae), l’Aquilegia della Majella (Aquilegia magellensis), la Campanula di Cavolini (Campanula fragilis subsp. cavolinii), la Soldanella del calcare della Majella (Soldanella minima subsp. samnitica) e l’Erba unta di Fiori (Pinguicula fiorii).

Il numero e la provenienza dei lotti di semi conservati è in continuo aumento sia in termini di diversità specifica che territoriale, superando i confini geografici del Parco e concretizzando sul piano regionale un’azione di tutela delle risorse genetiche sia sulle specie spontanee (comprese quelle forestali) che coltivate di interesse agroalimentare ed ornamentale.

Attualmente Majella Seed Bank rappresenta una struttura di riferimento a livello regionale e, nel panorama dei Parchi Nazionali, costituisce un valido esempio di integrazione tra le attività di conservazione ex-situ ed in-situ.


Crop Wild Relatives
In questa grande ricchezza floristica, finora più di 150 entità selvatiche sono state riconosciute come progenitrici di piante coltivate (Crop Wild Relatives), inoltre nel territorio nel Parco ci sono anche numerose varietà agricole autoctone. Il Parco, in linea con il Trattato FAO e il più recente protocollo internazionale di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e la giusta condivisione dei benefici derivanti dal loro uso e dalle conoscenze tradizionali a loro associati, ha avviato per alcune entità particolarmente rare una conservazione ex situ. La conservazione avviene in entrambi i giardini botanici, per il mantenimento delle collezioni in vivo, e nella banca del germoplasma, per la conservazione dei semi e per studi relativi alla biologia riproduttiva.

Prendendo in considerazione solo la famiglia delle leguminose (Fabaceae), all’interno del Parco sono state identificate 55 entità appartenenti ai generi Lathyrus, Lotus, Lupinus, Medicago, Melilotus, Pisum, Trifolium e Vicia. Per le specie più rare e localizzate, tra cui Lathyrus clymenum e L. odoratus, oltre alla raccolta di informazioni sulle popolazione trovate, è stata eseguita la caratterizzazione morfofisiologica dei semi, lo studio dell’ecologia di germinazione e la conservazione del germoplasma.

Inoltre per alcune specie come Secale strictum, Apium graveolens, alcuni Lathyrus ecc. è stato effettuato un monitoraggio in situ sullo stato delle popolazioni, realizzando anche una conta del numero di individui.

Per la vite selvatica (Vitis vinifera subsp. sylvestris), è stata avviata un’importante operazione di tutela ex situ dell’ultima popolazione abruzzese, localizzata ai margini della riserva regionale “Lecceta di Torino di Sangro”, dove dal taleaggio di due esemplari di vite, un maschio e una femmina, sono stati riprodotti decine di nuovi individui utilizzati poi per il rafforzamento della popolazione esistente e per la creazione di una nuova popolazione (Gyli et al., 2016), secondo i criteri forniti dal Ministero dell’Ambiente con le “Linee guida per la traslocazione di specie vegetali spontanee” (2013).


Oltre a queste informazioni prese in campo sono state prese anche informazioni di laboratorio derivanti dai test di germinazione per l'elaborazione dei protocolli di germinazione e della conservazione ex situ nella banca del germoplasma e negli orti botanici (Di Cecco et al.2017b).
Le famiglie maggiormente rappresentate sono le Asteraceae con 21 entità, le Ranunculaceae con 12, le Brassicaceae con 11, le Caryophyllaceae e le Fabaceae con 10 entità.La Banca conserva anche il germoplasma di cereali, legumi, Compositae, Solanaceae e Brassicaceae autoctoni recuperati nell'ambito del progetto "Coltiviamo la diversità". Anche questo è un patrimonio prezioso, il risultato di una lunga ed equilibrata coevoluzione nel corso dei secoli tra l'uomo contadino e l'ambiente naturale. Le varietà più significative includono i grani Solina e Marzuolo e i fagioli “a Caffè” e “Socere e Nore”.
Sono conservate in banca tutte le specie presenti nei confini del Parco (non dubbie) inserite nell'allegato II della direttiva habitat: Adonis distorta Ten., Androsace mathildae Levier, Astragalus aquilanus Anzal. (priority), Cypripedium calceolus L., Himantoglossum adriaticum H.Baumann.
Sono conservate in banca tutte le specie endemiche esclusive del Parco ad eccezione degli Hieracium.


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