I briganti di Abbateggio
11 Gennaio 1861
Il 14 ottobre 1860, come ogni anno, si celebrava ad Abbateggio una delle varie festività del paese e si svolgeva la processione.
Dopo la processione, la banda invitata a suonare rimaneva per allietare gli uditori. Essa, dopo aver suonato i rituali brani liturgici iniziò a suonare brani civili. Ad un certo punto, dalla folla si staccò un gruppo di uomini guidati da Vincenzo Di Marco, che chiese ad alta voce ai bandisti di suonare l’inno di Garibaldi. Poi, tutti in coro, gridarono a gran voce «Viva Vittorio Emanuele II!!!! Viva il re!!!». All’improvviso, però, un nutrito gruppo di gente, di origine contadina, iniziò a gridare «Viva Francesco II!!!», «Viva il nostro Re!». A condurre tale popolo fu Nicola Vincenzo de Thomasis che inveiva contro il gruppo del Di Marco e contro gli stessi bandisti. Questi ultimi, vedendo comparire coltelli ed altre armi bianche, iniziarono una precipitosa fuga verso il palazzo del sindaco Raffaele di Marco. Tutti riuscirono ad entrare illesi, ma il sindaco non era più tranquillo.
Di Marco scrisse al giudice Giosuè Pensa del mandamento di San Valentino. C’era bisogno di rinforzi per poter tenere l’ordine. Il giudice rispose ordinando a Giacomo Simone di San Valentino e Don Filippo de Angelis di Roccamorice, entrambi capi della rispettiva guardia nazionale, di intervenire in Abbateggio entro il 16 ottobre ma il De Angelis rispose che al momento non era possibile coprire tutti i turni della guardia.
Il giudice, però, decise di intervenire in prima persona. A capo di un piccolo gruppo di guardie nazionali di San Valentino si avviò verso Abbateggio. Poco prima del paese, tuttavia, il gruppo armato fu accolto da pietre e pallottole; così fu costretto alla ritirata. Pensa, però, non desistette ed il giorno dopo, 17 ottobre, riprovò ad entrare in paese con la solita scorta. Gli abitanti di Abbateggio misero vedette e armati ovunque, preparando difatti il paese alla resistenza. Andò avanti così fino al 18 ottobre quando le guardie di Roccamorice si unirono a quelle di San Valentino e Giosuè Pensa potè entrare in paese e ripristinare l’ordine.
Tuttavia, il sindaco Di Marco fece ben capire che la situazione era tutt’altro che spensierata, poiché una buona parte della popolazione si era dimostrata riottosa proprio contro la classe dirigente del paese. Secondo lui era necessario costituire la guardia nazionale anche ad Abbateggio. Agli inizi di Novembre, nonostante queste azioni, il sindaco del paese dichiarava al giudice che la situazione dell’ordine pubblico non era ancora serena. Il sindaco di Abbateggio riuscì a convincere il giudice a far intervenire in ronde alcuni distaccamenti di soldati piemontesi. Fu in uno di questi controlli che accadde un fatto increscioso.
L’undici gennaio 1861, giunse ad Abbateggio un drappello di soldati guidati dal capitano dei bersaglieri signor Buitti. Il capitano decise di muoversi in notturna e con la presenza di una leggera coltre nebbiosa per non dare nell’occhio. Appena i militari giunsero nei pressi della cappella del Carmine videro degli strani movimenti. I soldati più avanzati gridarono «Chi va là?». La risposta fu data da quattro pallottole filanti indirizzate agli interlocutori. Il capitano immediatamente ordinò la carica con le baionette abbassate ed entrò in paese occupandolo interamente e chiudendo ogni uscita con la presenza dei suoi militi. Poi fece allestire il corpo di guardia intorno alle cinque di mattina. Improvvisamente, dalla strada detta del Torrione, altri colpi di arma da fuoco partirono in direzione dello stesso capitano. Questi, con i suoi bersaglieri, comandò la carica verso quella zona ma nella fitta nebbia e nel buio non si riusciva a vedere più nulla. A sparare erano stati i reazionari di Roccamorice e di Lettomanoppello giunti in aiuto degli abbateggiani. La nebbia inglobò anche loro, proteggendoli dagli occhi dei piemontesi. Da colle Sant’Agata essi spararono sui militari che avevano occupato il paese. Il capitano ordinò di rispondere al fuoco ma nella totale oscurità non si riuscì a capire più nulla. La sparatoria continuò fino alle prime luci dell’alba quando i soldati raggiunsero la sommità del colle. Non fu trovato nessuno ad aspettarli poiché tutti erano fuggiti. L’indomani iniziarono le indagini e le perquisizioni in ogni casa del paese e furono confermati gli arresti e condotti nel vicino carcere di San Valentino tutti coloro che avevano un’arma in casa e che non erano legati direttamente al sindaco Di Marco.
Nonostante quest’azione, la sicurezza per le contrade di Abbateggio tarderà ad arrivare, poiché alcuni cittadini del piccolo borgo si uniranno alle bande organizzate di Domenico di Sciascio di Guardiagrele ed a Nicola Marino di Roccamorice. Quest’ultimo, in modo particolare, fino al 1867 opererà proprio in quei territori come assoluto padrone. Dal Gennaio 1861, intanto, i reazionari di Abbateggio saranno chiamati Briganti.
A Cura di Nunzio Mezzanotte - Documenti tecnico – scientifici del PNM n.10
Iniziativa promossa con i Volontari S.C.U. - Ilaria Di Prinzio, Valentina Di Prinzio, Sebastian Giovannucci
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