Tra Napoli, Firenze e Milano
La via dorsale appenninica, importante già in epoca longobardo-franca, assunse un ruolo primario con la creazione del Regno di Sicilia.
Nel periodo angioino (per gli stretti rapporti della dinastia francese con Firenze) e nel periodo aragonese (quando il legame più forte si stabilì con la Lombardia) si ebbero tutte le condizioni perché quell’asse viario assumesse un ruolo fondamentale a livello peninsulare.
Dal Duecento al Cinquecento le aree attraversate dalla grande arteria accelerano il loro sviluppo: L’Aquila, Popoli, Sulmona, Castel di Sangro, ma anche i centri della montagna per via dell’industria armentizia.
Si stabilisce un contatto tra la materia prima, la lana, e i grandi mercati e luoghi di lavorazione del prodotto finito del centro-nord.
In Abruzzo circolano banchieri, mercanti toscani e uomini di cultura. A Sulmona transita più volte Giovanni Boccaccio e si forma una cerchia di amici e corrispondenti di Francesco Petrarca. Dal XV al XVII diventa più forte la presenza dei Lombardi: artigiani specializzati nella lavorazione di pietra, legno, ferro battuto, stucchi che giungono in Abruzzo dopo il terremoto del 1456. Fondamentale l’insediamento di Pescocostanzo dove tuttora permangono tradizioni artigianali e battesimo con rito ambrosiano.
Gli intensi contatti di questa montagna con le grandi città lontane dall’Abruzzo sono da evocare anche per inquadrare le vicende di singoli personaggi che, nati in questi paesi, hanno conquistato posizioni di rilievo nella storia culturale italiana. Si citano i casi più eminenti: nella seconda metà del ‘200 il giurista Marino da Caramanico, che studiò a Bologna, si affermò alla corte angioina di Napoli, come uno dei fondatori della teoria dello Stato nazionale svincolato dall’autorità imperiale; in pieno ‘400 Nicola da Guardiagrele si formò, con ogni probabilità a Firenze, frequentando il Ghiberti, e divenne maestro sommo nell’oreficeria a sbalzo.
Gli intensi contatti di questa montagna con le grandi città lontane dall’Abruzzo sono da evocare anche per inquadrare le vicende di singoli personaggi che, nati in questi paesi, hanno conquistato posizioni di rilievo nella storia culturale italiana. Si citano i casi più eminenti: nella seconda metà del ‘200 il giurista Marino da Caramanico, che studiò a Bologna, si affermò alla corte angioina di Napoli, come uno dei fondatori della teoria dello Stato nazionale svincolato dall’autorità imperiale; in pieno ‘400 Nicola da Guardiagrele si formò, con ogni probabilità a Firenze, frequentando il Ghiberti, e divenne maestro sommo nell’oreficeria a sbalzo.
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